sabato 20 gennaio 2007

ci vuole una svolta...

o almeno qualche idea in più. Qualcosa di interessante. Perchè è facile parlare di musica quando si ha un referente, un botta e risposta è sempre più costruttivo rispetto a sciorinamenti (proto)mentali... Eppure sembra sappia scrivere...bisognerebbe solo tirare fuori le idee. Ora forse è tardi, e difficile nello stordimento da ignavia di questo ex-sabato moscio. Allora una dedica lontana e malata a loro, risucchiati dal nulla, dispersi e persi un po' in giro, tra chitarre tardo-punk, Africa e regine.

1998, dopo Welsh e Boyle.

Sing
I can't feel 'Cos I am numb
I can't feel 'Cos I am numb
So what's the worth in all of this
What's the worth in all of this
Sing to me
So what's the worth in all of this
If the child in your head
If the child is dead
Sing to me

(Leisure, 1991)




SING

Un inizio di febbraio che avrebbe devastato il morale di Pollyanna.
Mio nonno morto nella prima settimana. Bocciata per la settima volta di seguito all'esame di matematica. Non si vedeva alcun ragazzo all'orizzonte da più di sei mesi, da quando il mio ex aveva fatto in modo che lo lasciassi.
Circa dieci giorni prima i miei nonni si erano trasferiti a casa mia. Mio nonno stava male, così avevo trasformato la mia camera in matrimoniale.
Il suo cancro, apparso dal nulla, riuscì a portarselo via in poco più di due mesi, ma lui lo fregò riuscendo a morire, non in ospedale, non nella camera di sua nipote, ma nel suo letto, come se si addormentasse disturbato da un grasso raffreddore; in realtà le crisi epilettiche provocate dalla pressione della poltiglia metastasica nel cranio, gli avevano fuso il cervello e lui aveva perso i sensi, senza sentire dolore, così almeno disse il suo medico, e dopo un po' anche il cuore si era fermato. E quando aveva definitivamente smesso di respirare, io me ne andai a dormire, rilassata.

Dopo una settimana mi assalì il senso di mancanza.

Ero rimasta lucida per tutto il tempo della sua malattia, non avevo comprato nulla, il mio fornitore era irrintracciabile, non avevo niente di niente in casa, ero pulita da troppo tempo e avevo un bisogno tremendo di stravolgermi.
L'alcol non mi piace in questi momenti, non mi tira per niente su e poi mi da la nausea per non parlare dell'effetto down e la tristezza chimica e mentale. Non avevo certo bisogno di questo. Volevo grattarmi via di dosso questo stramaledetto magone che mi otturava i pori e non volevo affrontare. Così curiosai nell'armadietto dei medicinali, ma in casa non abbiamo mai usato sonniferi, a parte la camomilla, e per eccitarsi bastava il legalissimo caffè. Andavo avanti e indietro nella mia camera, quando alzando lo sguardo puntai una busta di farmacia appesa alla maniglia dell'armadio: le medicine di mio nonno.
Subito svuotai la busta sulla scrivania e cominciai a leggere i bugiardini. Contramal antidolorifico, penciclovir antivirale, cefalosporina antibatterico, deflazacort cortisone, zofran ondansetrone antiemetico, tranex acidotranexamico antiemorragico, revivan dopamina Dopamina! Se non mi tira su sta roba, non mi resta che il suicidio, pensai. Da somministrare per via endovenosa eccheppalle! Non mi ero mai fatta unendovenosa, non sapevo da dove cominciare, o meglio lo sapevo benissimo, ma avevo un po paura, in ogni caso ne aprii una e provai a berla: amarissima, quasi vomitavo.
Ma volevo davvero farmela, riprendermi un po', reagire a quella depressione opprimente.
Accesi lo stereo, e misi su la colonna sonora di Trainspotting..., pure il film adatto e la prima canzone sputata dalle casse vibranti al massimo volume fu Sing dei Blur. La misi in loop.

Dopamina, una fiala di liquido limpido e trasparente. Le ho viste preparare troppo spesso 'ste robe qui.
Da piccola ero così cagionevole che era normale che sistematicamente mi si bucava il sedere per ogni tipo di cura a base di ricostituenti, di vitamine e di sali minerali e di tutto ciò che era riconosciuto in medicina per tirarsi su.

Poi a 14 anni ho iniziato a sceglierli io i medicinali.

Intanto Sing suonava ripetutamente e avevo deciso di preparare l'endovenosa. Bastava tirar su il contenuto della fiala nella siringa. Solo che, ma porca puttana, avevo aspirato anche l'aria e mi innervosivo sempre di più e la musica ossessiva dei Blur sicuramente non mi aiutava. Ormai nella siringa c'era una strana schiumetta e la schiuma voleva dire subdole bolle d'aria, ovvero probabile embolo in vena. Tremavo per i nervi tesi e sentivo il sangue che mi invadeva il cervello a pulsazioni violente, ma andavo avanti con nauseante menefreghismo.
Le bolle d'aria si erano gonfiate sullo stantuffo nero. Picchiettai la siringa e qualche bolla salì su per lago insieme a gocce di veleno che mio malgrado stavo perdendo.
Decisi di farmela così com'era, poteva andare.
In preda alle necessità chimiche della mia mente, seguendo il piano dell'intro, confusa e guidata dal delirio prima delle chitarre elettriche in sordina e poi della batteria più in risalto avevo preparato l'endovenosa, la siringa.
Ora dovevo solo iniettarmela nel braccio.
Pensai a tutti i film in cui avevo visto gente iniettarsi qualcosa, non mi andava proprio di ricordare come la facevano a mio nonno.
Legaccio al braccio sinistro e vena già ingrossata, non avevo avvicinato ancora lago alla pelle che già sudavo e respiravo pesante e il cuore lo sentivo fortissimo, ma negli alluci.
Poi lago entrò e devo aver beccato subito la vena, perché una nuvoletta di sangue si allargò nella siringa.
Ne aspirai ancora un po', neanche mi stessi facendo davvero una pera e poi spinsi lentamente lo stantuffo fino a svuotare quel giocattolo appuntito.
Ce l'avevo fatta, ma non sentivo nulla, ancora.
Estrassi l'ago e il sangue schizzò dappertutto. Certe cose mica le fanno vedere nei film!
Quando il sangue finì, tutte le vene cominciarono a pulsare, tutte quante contemporaneamente. La testa girava e sentivo un dolore acre nel petto. Mi mancava l'aria, stavo per cadere, ma mi poggiai al tavolo con le braccia tese, e la testa senza peso che dondolava giù dal collo. Non avevo paura, sorridevo.
La depressione scomparve, il respiro ricomparve, infilai la giacca e uscii di casa.
Il sorriso stampato sulla bocca durò diverse ore.
(ED 2003)

venerdì 19 gennaio 2007

satan's vegetarian


Mangia seitan e brucia gli umani, sembra non ci sia soluzione, anche se ci si affanna, si corre, si saltano ostacoli...e poi?



Nel video dei Julie's Haircut, tra citazioni culturali e storia contemporanea sembra si lasci poco alla speranza. Constatazione amara in un video semplice, ma non facile, da votare, se si vuole, qui.

giovedì 18 gennaio 2007

però questi si DEVONO ascoltare...

dalla Toscana con furore, si donano interamente qui.

dalla Calabria invece un fluido lento di note liquide. Suoneranno insieme ai Giardini di Mirò... qualcosa vorrà dire, eh!

lunedì 15 gennaio 2007

...è andata...

...la vera unica novità: Carlo Pastore. Tanta emozione. Simpatici impaperamenti. Loop di parole rassicuranti. Ma il ragazzo si farà, anche se ha le braccia strette.

Siamo speranzosi per la musica...

Il Nostro Rumore.

E sì. E Già. Comincia ufficialmente nel tardo pomeriggio. Emozione. Tensione. Imbarazzo, forse chi lo sa. Reazioni umane, per un giovane umano, che si spera sia da tramite per tanti altri giovani umani come lui e come noi, forse non giovani come loro, ma di sicuro con in comune la stessa grande passione: la musica, possibilmente la nostra, chè della Loro siamo satolli.

Merda, merda, merda Carlo!
Our Noise on mtv

...e domani forse, una sorpresa in più...!!!